Covid: quali i casi più gravi di malattie che lascia quando se ne va

Ha fatto il punto l’Istat nel suo ultimo rapporto. L’analisi delle malattie riportate come conseguenza del COVID-19 fornisce indicazioni su quali siano le malattie da prevenire e combattere per evitare il decesso in persone affette dal virus (nella foto).

Alcune malattie possono essere identificate come vere complicanze del COVID-19 (barre piene nella foto) e sono tutte affezioni respiratorie.

La polmonite è la più frequente, essendo presente nel 77 per cento delle schede che riportano il COVID-19, seguono l’insuffi- cienza respiratoria (63 per cento), la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) e sintomi e segni respiratori (6 per cento). Altre condizioni sono invece precipitanti, ovvero complicazioni di altre malattie molto probabilmente preesistenti al COVID-19 che si sviluppano o si aggravano in seguito alla malattia virale. Tra queste, le più frequenti sono l’insufficienza cardiaca (11 per cento), la sepsi e alte infezioni batteriche e l’insufficienza renale acuta e non specificata (6 per cento). Più raramente si riscontrano condizioni precipitanti riferite al sistema circolatorio come l’infarto (1,7 per cento), l’embolia polmonare (1,6 per cento) e malattie vascolari periferiche (1,5 per cento), oppure l’ipovolemia (1,3 per cento).

Le analisi effettuate individuano l’età come un fattore che concorre alle conseguenze del CO- VID-19: la polmonite, l’ARDS e l’embolia polmonare sono lievemente più frequenti sotto i 65 anni mentre la sepsi, l’infarto e le malattie vascolari periferiche si riscontrano più spesso nei più anziani, probabilmente come conseguenza delle malattie preesistenti in questa fascia di età. Nei più giovani, inoltre, si riscontrano anche la flebite e tromboflebite, altre malattie delle vene e gli accidenti cerebrovascolari acuti, più rari negli ultrasessantacinquenni.

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