Un’ovodonazione al giorno. In un anno Procrea ha seguito oltre 300 coppie nel percorso di fecondazione eterologa

Un’ovodonazione al giorno, 300 in un anno. Tante sono le terapie fatte dal centro ProCrea di Lugano  da novembre 2016 a ottobre 2017, da quando è approdato a Milano con un proprio punto di contatto. Un dato significativo sostenuto da un rafforzato collegamento con l’Italia: infatti delle 300 coppie che hanno fatto ricorso all’ovodonazione, quasi il 90% è rappresentato da coppie italiane, oltre 140 sono lombarde. «Con l’avvio della nostra presenza a Milano, presenza che si somma a quelle di Pavia e di Novara nel Nord Italia e di Taranto nel Sud, c’è stato un forte impulso all’ovodonazione, ovvero al ricorso di una donatrice di ovuli per poter avere una gravidanza», ricorda Michael Jemec, direttore medico di ProCrea. «I tassi di successo ottenuti finora sono di oltre il 50%. Questo significa che, indipendentemente dall’età della donna, una su due rimane incinta subito dopo il primo trattamento».
L’ovodonazione è un ulteriore possibilità per avere una gravidanza. «La progressività delle cure è un principio cardine di ProCrea. Questo perché non sempre e non necessariamente occorre affrontare un percorso con fecondazione in vitro; talvolta è sufficiente un’inseminazione intrauterina», aggiunge il direttore medico di ProCrea. «Fondamentale è individuare le cause dell’infertilità per procedere con il percorso più adatto. Solo un dato: in una anno facciamo oltre 400 inseminazioni su pazienti italiani».
Il legame con l’Italia è però forte. Tanto che proprio nel Bel Paese ProCrea fa le terapie di ovodonazione. «Grazie alla collaborazione che abbiamo avviato con una clinica italiana, operiamo con nostro personale anche oltre confine. Questo ci permette di essere più vicini ai nostri pazienti per una terapia che può rappresentare un ostacolo di tipo psicologico». L’ovodonazione è subordinata a precisi protocolli medici. Viene indicata in situazioni di esaurimento della funzione ovarica, di menopausa precoce fisiologica oppure di menopausa chirurgica ovvero indotta dall’asportazione parziale o totale delle ovaie per gravi patologie. «Anche nei casi di fallimenti ripetuti con le tecniche di procreazione assistita e nelle donne affette da endometriosi avanzata è bene iniziare a pensare al ricorso ad una donatrice», precisa Jemec. Non certo ultimo, «nei casi in cui la donna sia affetta da malattie genetiche trasmissibili alla prole, è bene che si faccia un riflessione sull’opportunità o meno di affrontare un percorso di ovodonazione per evitare il rischio che i figli possano essere affetti della stessa malattia». In quest’ottica, aggiunge il direttore medico di ProCrea, «occorre tenere presente che in età avanzata, ovvero oltre i 40 anni, aumentano le possibilità di alterazioni cromosomiche negli embrioni: questo può dare origine non solamente a problemi nel portare a termine la gravidanza, ma anche a generare figli con gravi malattie».
La scelta della donatrice è un passaggio delicato. «Le donatrici vengono selezionate in modo accurato e sottoposte ad esami specifici: si tiene in considerazione l’età – in media hanno intorno ai 25 anni -, l’anamnesi familiare per verificare la presenza di sindromi ereditarie e la presenza di malattie infettive e genetiche», aggiunge. Al medico spetta il compito di individuare la donatrice specifica per il singolo caso. «Reputiamo importante che tra donatrice e futura mamma ci sia una corrispondenza fisica e ci sia anche un riscontro sotto il profilo del gruppo sanguigno».
Una volta individuata la donatrice, prelevati gli ovuli, si procede con la fecondazione con il seme del partner e al trasferimento degli embrioni ottenuti nell’utero della paziente. Il tutto avviene nel rispetto dell’assoluto anonimato.

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